Cgia: Crollo degli investimenti pubblici in Italia

In Italia sono crollati gli investimenti pubblici. Dal 2009 ad oggi il taglio è di 18,6 miliardi di euro, pari a 35 punti percentuali. Lo sostiene la Cgia di Mestre.

Crollo degli investimenti pubblici in ItaliaDal 2005 al 2017 gli investimenti pubblici in Italia hanno fatto registrare una diminuzione del 20%. Rispetto al 2009, punta massima di crescita registrata prima della crisi, la riduzione degli investimenti pubblici è stata del 35%. Nessun altro indicatore economico ha registrato una caduta percentuale così rovinosa. Lo sostiene la Cgia di Mestre.

In termini nominali in questi ultimi 8 anni sono “spariti” 18,6 miliardi di euro di investimenti. Nel 2017 l’ammontare complessivo della spesa per investimenti del settore pubblico si dovrebbe attestare a quota 35,5 miliardi di euro, ancora lontano dai 54,1 miliardi del 2009. Gli investimenti pubblici sono una componente del PIL poco rilevante in termini assoluti, ma fondamentale per la creazione di ricchezza. Il coordinatore della Cgia, Paolo Zabeo, ha dichiarato: “Se non miglioriamo qualità e quantità delle nostre infrastrutture materiali, immateriali e dei servizi pubblici, questo Paese è destinato al declino. Senza investimenti non si creano posti di lavoro stabili e duraturi in grado di migliorare la produttività del sistema e, conseguentemente, di far crescere il livello delle retribuzioni medie”. Il crollo degli investimenti avvenuto in questi ultimi anni è stato dovuto alla crisi, ma anche ai vincoli sull’indebitamento netto che ci sono stati imposti dall’Unione Europea.

Tra il 2005 e il 2015 la ripartizione territoriale che ha registrato la contrazione più importante degli investimenti è stata il Nordest che ha subito un “taglio” pari a 5,3 miliardi di euro(-37,4%). Friuli Venezia Giulia(-51,1%), Piemonte(-44,9%) ed Emilia Romagna(-41,9%) sono state le regioni più “colpite” da questa “sforbiciata” sugli investimenti pubblici. L’unica macro area che ha registrato un risultato positivo è stata il Mezzogiorno(+419 milioni di euro pari al +2,7%). Tra le regioni del Sud spicca il risultato positivo ottenuto dalla Puglia(+20,3%), dalla Basilicata(+24,3%), dalla Calabria(+38,1%) e dall’Abruzzo(+57%). I settori maggiormente interessati da questa stretta sugli investimenti sono stati in termini nominali la mobilità(-5,2 miliardi pari a -24,9%), la cultura e la ricerca(-4,1 miliardi pari a -47,6%), l’amministrazione generale(-2,3 miliardi di euro pari a -41,8%), le attività produttive e le opere pubbliche(-2,2 miliardi pari a -13,3%).

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